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sabato 12 maggio 2007

Grigio Argentato

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Grigio Argentato

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Grigio è un gatto che due anni fa si rifugiò sotto l'automobile di Anna Maria, per poi entrare nel vano motore.

Fu accolto in casa ed ora è uno splendido gatto grigio.
E' la metafora della poesia, dell'arte, della ... letteratura.

Ancora una metafora...


Arriva, di notte, debole e affamata, si fa amica e compagna fidata, diresti che vorrà sempre essere con te.



Ma non è un libro.

Da tenere quasi rinchiuso.

Salvo esibire certe teorie bizzarre che lo vorrebbero 'oggetto d'uso', come se non lo fosse comunque, fra tanti non\leggenti che lo usano e ne abusano per fini anche discutibili.

E' come i volatili liberi nel cielo.

Ucciderli non servirà a dare all'uomo sicurezza e fortuna.

Persino qualche noto e sensibile pedone si lamenta dei piccioni che gli firmano il cappottino griffato.

Ma è lui che passa sotto la perfetta macchina volante, dopo aver cantato il cielo, ne vorrebbe allontanati gli abitanti di sempre.

Per 'costruire' un germano, una rondine, ci son voluti milioni di anni.

Non come per i nostri goffi carri del cielo.

Sono 'macchine' perfette, hanno Anima.

Amano e soffrono, si rallegrano, non hanno che un eterno e precario avvenire, non sanno cosa faranno fra un momento, eppure nessuno di noi, nemmeno il più dovizioso, può essere elegante come loro, bello, splendido come Roma quando il sole la arrossa sull'Aventino.
Basta un sospetto e le loro vite vengono distrutte in poche ore.
Quando non ci pensano i sapienti artigiani delle 'ferree canne' di Giacomo.


Sono stati i gabbiani, gli aironi, i cormorani a riempire le città di prodotti che chiamiamo 'rifiuti'?

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Capisco.

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Ma gli animali sono liberi, lo sapevano gli Egizi ed i Greci, che li adoravano e rispettavano.

Un giorno ti accorgi che non vedi più vicino a te quel gatto che ha preferito essere libero piuttosto che scaffalato.

O inventariato e catalogato.

Va via e torna, indaffarato e attento. Fra tanti pericoli contento.

Quando tornerà, con tutti gli altri, saremo veramente felici.

Molto autonomo, questo catulus, come la poesia.

Andrà via da solo.
Per ora, mi ha detto che non voterà nemmeno, perchè non sa come si fa e comunque non lo farà.

'Avete inventato - mi ha detto - una matita da portare nel taschino.

Tutto quello che scrivete è scritto sull'acqua. Gli Aironi e i Germani Reali sono scrittori assai più in penna di voi.

Sono i veri Pennuti, come tutti i loro simili.

E sono eterni, nonostante lo sterminio cui sono sottoposti...'

Lo abbiamo soprannominato Meccanico, per le sue attitudini automobilistiche.

In un certo senso è l'ispiratore del saggio di estetica contestuale.

Grande estimatore della Tèkne, quindi, indispensabile alla poesia, Grigio è detto 'meccanico' per la sua predisposizione appunto a tutto quanto ha a che fare con le macchine.

Sono sicuro che per quanto manchi il tempo ai Censori, ai Catoni, questo Catullus saprà farsi sempre e comunque onore.

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Carmina

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aggiornamento

quando a scuola mi incaricavano
di fare un corso di formazione o aggiornamento
o di accompagnare una gita scolastica
salivamo in macchina
e si partiva per Siena

tu dovevi aspettarmi
per qualche giorno
in una pensione

convincerti a viaggiare in macchina era facile
un po’ meno a non agitarti troppo
così forte ed energico
abbaiavi ad ogni passante
così mettevo una cassetta
e cantavo sulla musica

per farti entrare nella tua stanza
era un bel lavoro
infine ti lasciavo la tua branda
una coperta e una mia maglietta

così sapevi
che non t’avevo abbandonato

i giorni senza di te
non passavano mai
ed erano così strani
e irreali
come se tutto il mondo
passasse dentro di te
nei tuoi occhi si riflettesse il cielo
e nel tuo cuore risuonasse il mare




badabam

dopo tanti mesi di buio e di nebbia
passati fra polvere e pagine di carta incredibile
dentro scaffali di assurdità e di miopia
proprio nel ventre della ignorante cecità
venne sontuosa una incantevole
lunga primavera di passeggiate e di lettere
di lunghi percorsi all’alba
dentro le strade antiche d’una città nemica
che si rivelava compagna e complice

partivamo da casa e si arrivava alla vasca
fra fischi continui di rondoni
mentre in alto le foglie fresche degli alberi
sussurravano
e si passavano vie deserte
fino a Leopoldo
alto sul piedistallo
con un piccione in testa

prendevo il caffè
nel bar preferito
e sebbene tu fossi nero
lasciavi solo a me questo piacere
forse non volevi che scurissero
anche le tue belle zampe avana

poi partimmo per il mare
e fu un mese di favola
eravamo tornati ai tempi antichi
e un nume ci assisteva

voglio che tu sia sempre con me
come la passata estate
come la futura estate




batuffolo

eri un grosso batuffolo peloso e morbido
quando ti portai a casa
seduto accanto a me
grande come un gatto
eri già a tuo agio
e sembravi il pilota

io ti portavo a casa
e ti guardavo
ogni tanto
bastava poco
per capire
che ti avrei fatto
da secondo




biblioteca

quando ci siamo conosciuti
facevo il preside
poi sono tornato a insegnare
infine sono passato in biblioteca
e a conti fatti avevo più tempo
per le nostre conversazioni
e le nostre passeggiate

sembrava che tu
non dessi molta importanza
al lavoro che facevo
e quando tornavo a casa
mi accoglievi
ogni giorno allo stesso modo

poi se ti accorgevi
che avevo con me qualcosa di buono
non mi davi tregua
e così divisa la schiaccia
quella saporita con le cipolle
facevamo a metà

tu naturalmente eri il primo
a finire la tua parte
e ne volevi ancora

cominciava così un lungo pomeriggio
di studio e di bicicletta
fino alla sera e oltre
e la notte mi dormivi accanto
vegliando su di me
tuo gregge
mio pastore
mio amico
mia amicizia vivente





Camillo

ti ricordi? sei stato proprio tu Camillo
a convertirmi all’amore per voi cani
tanto più eloquenti
e umani degli umani
soffice bianco marroncino e nero
abbaiavi alle ombre
ed eri fiero
e così felice di uscire all’aria aperta

“sssenti …”

ti dicevamo

e tu capivi dalla esse
che dovevi varcare quella porta arcana
e scura
e la vita non ti faceva mai paura
dolce Camillo
e adesso sei lì fuori
e aspetti di vedere noi che usciamo
e ci accompagni
e non abbai più
sorridi
e aspetti che anche noi varchiamo a turno
le grandi porte
arcane
per tornare insieme
a dire
“sssenti …”

e provare invano a ritornare dentro
il corridoio scuro che conduce
in questa stanza buia
e senza luce







Scuola

dalla vetrata del corridoio
che fiancheggia la biblioteca
guardo verso le case di fronte
una verde l’altra marroncino
ed è come se ti vedessi
mentre mi aspetti
adesso sei come non sei mai stato
silenzioso e paziente
non hai mai sopportato le cure del dottore
né che alcuno ti toccasse
eri geloso della tua persona
soltanto da me ti facevi avvicinare
aspetti
me
lo so

e rivedi dentro il tuo grande cuore
il mare
e le coste d’argento
i fili d’erba e i gabbiani
alti nel cielo sempre più luminoso

stella
lucente
perché non ci prendi
insieme?






giovanotto

crescevi così in fretta
e divoravi tutto
ti facevi sentire
e presto tutto il vicinato
conobbe la tua voce

ero preoccupato
mi dispiaceva disturbare
e quello che mi scandalizzava
era il tuo coraggio:
ti esprimevi senza riserve

comprai persino un aggeggio
che avrebbe dovuto impedirti di parlare
era come un collare
con un barattolino

quando abbaiavi forte
scattava una scintilla
che ti fermava

ma questa cosa mi piaceva poco
così ti accolsi in casa
dal giardino dove dimoravi
e la tua bella cuccia verde
di legno e di metallo
col tuo nome sulla porta
restò disabitata
dentro non avevi molte
ragioni di gridare
e te ne stavi sul divano giallo
guardavi la finestra
e il cielo
tutto azzurro d’estate
un po’ grigio d’inverno






La nostra biblioteca

Sei sempre stato amante dei miei libri
e delle buone letture
o faticose che facevo
quando insieme abitavamo
nella casa del mare
parva sed apta nobis

sedevo per interi pomeriggi
e tu mi facevi compagnia
sdraiandoti nella piccola branda
sotto lo scrittoio
come un precettore paziente
mi vegliavi fino alle ore della notte
e qualche volta
uscivamo in quelle ore buie
a contare le stelle
lontane
fredde
e belle

mi manchi

Argo

e dal vetro del grande corridoio
accanto alla nostra biblioteca
guardo la luce fioca
della tua ultima casa

ed è come se il tuo grande Spirito
fosse sempre con me
e la tua forza
sostenesse il collare amaranto
che ti ho comprato l’estate passata
e che metto al mio collo ogni tanto
perché sarò il tuo cane umile e fedele
Argo
e tu sarai per sempre il mio pastore

portami tu lontano
tirami forte ancora con la tua grande mano
sostienimi bene sopra le tue braccia
come facevo io con te
quando eri piccolissimo
e ti portavo in collo
nel paese del mare
dove per tanti anni
hanno sorriso ai nostri sogni
dormi adesso
mio caro pastore
e assai veloci
passeranno le ore
come un tempo sorvegli
che io lavori
che io legga e che scriva
aspettando che venga
il giorno
che lasciati i miei libri io ti ritrovi
sorveglia questa grande stanza colma di volumi
amico mio di sempre
mentre io leggo vedo ancora la tua culla
se tu sei qui con me
non mancherò di nulla

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Lontano


lontano nel sogno e nella notte
tu sei vicino a me
e la mia mano
cerca ancora l’anello
del tuo collare
ancora
mi sfuggi
dispettoso
e giri la testa
sei la mia guida e il mio pastore
nella vita che mi resta
nel cuore sei sempre presente
e nella mia mente
tu sei il mio Signore
fra poco
con astuzie e perfidi raggiri
chi
potrà più riuscire a scacciarci?

Quando saremo neri
nella notte nera
professori impauriti dalla verità
alunni raggirati dagli ipocriti
genitori machiavellici
vicini e bibliotecari succubi della noia
che un tempo ci hanno odiato
non riusciranno a trovarci
e correremo insieme senza guinzagli
ma solo col nostro collare
d’argento e amaranto

Argo Argone
Argottone
belle zampone
belle orecchione
bello cotone



maris animalia multa

con un bel gruppo di ragazzi
e qualche insegnante
siamo partiti per Genova
di mattina presto
alla stazione c’era un signore
con un cane nero e le zampe avana
che rassomigliava a te
Argone
tu non hai detto nulla
mi hai sorriso

a Genova il tempo era stupendo
un sole mai visto dopo tanti giorni
di pioggia in maremma
tanto che persino le tortore
saranno state contente
e le rondini veloci

siamo entrati nell’acquario
e all’improvviso
in un tunnel dal pavimento felpato
abbiamo visto le meraviglie
del mare
foche otarie delfini e squali
ci passavano accanto
quasi senza neppure vederci
a sera c’era ancora l’uomo col cane nero
e gli ho dato una banconota per il suo amico

il giorno dopo gli ho portato
biscotti e scatole di cibo
“grazie da parte di Argo”
mi ha detto
e io
“grazie a Argo da Argo, Signore ”

scuola
fin da quando eri piccolo
ti avevo abituato a frequentarla
di tanto in tanto
con molto rispetto per i miei Alunni
e tutti ti volevano bene
finito l’addestramento
sapevi darmi retta e sederti
sdraiarti e venirmi incontro
era maggio con un tempo splendido
e passeggiasti con me e la classe
fuori del Liceo

in macchina avevi tutto lo spazio posteriore
per te come un Ministro
il Ministro dell’Amicizia
e della Concordia
Adesso spesso mi volto a guardarti
e ti vedo ancora attento al paesaggio
ma non ti sento più

la tua voce non la ritrovo
ma è come se fossi sempre con me
posso portarti ovunque
parlare con te senza voce
e tenerti in ogni luogo
senza che nessuno ti possa impedire
di essere presente
mia amicizia vivente

‘Argo, che fai?’
ti chiedevo
e Tu mi guardavi
e ti avvicinavi
con il tuo passo possente e dondolante
come una speranza
così ti vedo ora e ti vedrò per sempre

§§§

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Poemata


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Argos


Quando poi lui solcato lo stretto
tratto di mare azzurro che separa
Itaca petrosa dalla terra
di Ellene
io scorgessi ritratto sulla bianca
tunica della sabbiosa sua laguna natia
forse non reclinerei commosso il capo

e pensando ai suoi lunghi annosi giorni
passati nella mia vita
non tornerebbe quotidiana nei miei occhi nera
un’immagine sua tenace
e dell’avana andatura dondolante e dei
suoi bianchi denti immacolati eburnei e intatti

speranza per sempre mia vivente
che nel cuore e nella mente abita adesso
alato compagno attento
leggero e silenzioso
della sua pastorale
forte squillante voce memore
adesso?


La casa in riva al mare
su in alto oltre quelle verdi
cime di alberi fra quelle due case
una bianca una rosa
dietro quel piccolissimo giardino
con un alloro e un limone
e una siepe d’edera
di pitosforo e falso gelsomino
con un grande oleandro fiorito
un portone color legno scuro
ti porta nella piccola casa vicino al mare
piena di tante piccole cose
ognuna delle quali ti riporta
ad un evento
una persona un fatto
un cane e un gatto
mille fogli stampati
sulla carta parole come miele
una firma del vecchio Gabriele
d’Annunzio sopra un grosso volto suo
pensoso
nei cassetti
le penne e gli strumenti
di un grappolo di gente
il biglietto
assai vecchio d’un glorioso senatore
Benedetto
Croce delizia del Novecento
le foto di Rosina e don Michele

l’autografo
di Nilde Jotti
e i miei dischi autobiografici
alle pareti
Argo con Minù
e papà con la sua bici
e mamma
e Anna
con Gennaro ed altra gente.

Ci sono tutti
manco solo io
sempre distratto con la testa in aria
a qualche arrampicata solitaria
poi vedi
Elvis e la gattina nera e bianca
che passò qui l’ultimo dell’anno
con me
e il grande lupo Amico
nostro

quanta gente fra queste poche bianche
pareti colme di ritratti
e come
parlano fitto e dicono

tutto quello che non hanno fatto in tempo
a dire un tempo
ed ora
insieme gridano
sommessi
accanto alla finestra
che guardava il nespolo
e quella che per veder il cielo
devi chinarti

E’ in riva al mare la casa degli amici
che abitano sui muri e nei cassetti
in fondo in fondo al cuore dei ricordi
dove trovi il colore quando mordi
come rondini sotto i loro tetti
e come i soffici peli dei miei mici.



§§

§




Le mie gatte


di Anna Maria e Gennaro Luigi

§

le mie gatte hanno gli occhi gialli
e il colore del giorno e della notte
ci aspettano quando usciamo di casa
e a volte ci seguono di sera

non appena avvicini la mano
ti fanno le fusa
e si gettano a pancia in su
una si acquatta e simula un agguato

l’altra ti festeggia
quella che ha una maschera nera
come Batman

le mie gatte hanno bisogno di cure
da quando le ho trovate
in un bosco verde e scuro

sono abituate a vedermi vestito da ciclista
perché così mi hanno visto la prima volta
di un mattino di Agosto
in un paese dove c’è sempre il sole
e tanti scogli a picco sul mare
dove passano navi bianche
e i delfini saltano sopra le onde

le mie gatte sono sempre con me
e fanno le fusa nel mio cuore
il mio cane le ama
e si lascia pettinare dalla loro coda


Maris pecten

carezze assolate di lontane mani mai riconosciute
e sorrisi d’ una vita assiderata
in lontane pianure
di nevi e di ghiacci bianchi e taglienti

ruote rotonde di volventi gomme
e irti vetri insidiosi
sotto la polvere

e sul brecciolino ruvido
mentre tu camminavi solenne
ispezionando il tuo vasto regno di ricordi
e le zampe fitte delle sedie di legno

avevi un canestro verde di pettini e di spazzole
per farti luccicare come il mare di Napoli
il tuo mantello nero
ma non sempre ce lo permetteva
d’usarle Re Kbbell

quanti temi e versioni da correggere
e quante relazioni lunghissime
eppure
adesso ti dico che allora
“un’onda poteva pettinare il Mare
e incanalarci in saldo sentiero …”


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Grigio

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Grigio è un gatto che due anni fa si rifugiò sotto l'automobile di Anna Maria, per poi entrare nel vano motore.

Fu accolto in casa ed ora è uno splendido gatto grigio.

E' la metafora della poesia, dell'arte, della ... letteratura.
Ancora una metafora...

Arriva, di notte, debole e affamata, si fa amica e compagna fidata, diresti che vorrà sempre essere con te.

Ma non è un libro. Da tenere quasi rinchiuso. Salvo esibire certe teorie bizzarre che lo vorrebbero 'oggetto d'uso', come se non lo fosse comunque, fra tanti non\leggenti che lo usano e ne abusano per fini anche discutibili.

E' come i volatili liberi nel cielo.
Ucciderli non servirà a dare all'uomo sicurezza e fortuna.

Persino qualche pedone si lamenta dei piccioni che gli firmano il cappottino griffato.

Ma è lui lo sprovveduto che passa sotto la perfetta macchina volante, dopo aver cantato in giovinezza il cielo, che appartiene a chi vola.

Per 'costruire' un germano, una rondine, ci son voluti milioni di anni.

Non come per i nostri goffi carri del cielo. Sono 'macchine' perfette, hanno Anima.

Amano e soffrono, si rallegrano, non hanno che un eterno e precario avvenire, non sanno cosa faranno fra un momento, eppure nessuno di noi, nemmeno il più dovizioso, può essere elegante come loro, bello, splendido come Roma quando il sole la arrossa sull'Aventino.

Basta un sospetto e le loro vite vengono distrutte in poche ore.

Quando non ci pensano i sapienti artigiani delle 'ferree canne' di Giacomo.


§§§
§

Sono stati i gabbiani, gli aironi, i cormorani a riempire le città di prodotti che chiamiamo 'rifiuti'?

§§§
§

Ma gli animali sono liberi, lo sapevano gli Egizi ed i Greci, che li adoravano e rispettavano.

Un giorno ti accorgi che non vedi più vicino a te quel gatto che ha preferito essere libero piuttosto che scaffalato. O inventariato e catalogato.

Va via e torna, indaffarato e attento.

Fra tanti pericoli contento.


Quando tornerà, con tutti gli altri, saremo veramente felici.

Molto autonomo, questo catulus, come la poesia. Andrà via da solo. Per ora, mi ha detto che non voterà nemmeno, perchè non sa come si fa e comunque non lo farà. 'Avete inventato - mi ha detto - una matita da portare nel taschino. Tutto quello che scrivete è scritto sull'acqua. Gli Aironi e i Germani Reali sono scrittori assai più in penna di voi. Sono i veri Pennuti, come tutti i loro simili.

E sono eterni, nonostante lo sterminio cui sono sottoposti...'
Lo abbiamo soprannominato Meccanico, per le sue attitudini automobilistiche.


In un certo senso è l'ispiratore del saggio di estetica contestuale e della sua continuazione estetica contestuale 2, è presente nelle lettere ad Alessandro Baricco sui Barbari, insieme al suo amic[i]o Gennaro di Jacovo.

Grande estimatore della Tèkne, quindi, indispensabile alla poesia, Grigio è detto 'meccanico' per la sua predisposizione appunto a tutto quanto ha a che fare con le macchine.

Sono sicuro che per quanto manchi il tempo ai Censori, ai Catoni, questo Catullus saprà farsi sempre e comunque onore.

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... bis ... repetita juvant ...

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Rosetum, venerdì dicembre 2006


Gennaro Luigi di Jacovo


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